Oggi abbiamo il piacere di parlare con Jlenia Barricella, referente e responsabile del progetto J.A.M.M.
Attraverso una serie di iniziative culturali, workshop e laboratori, il progetto ha cercato di creare nuove opportunità di aggregazione e espressione per i giovani del territorio sannita. Con l’evento di chiusura previsto per il 26 luglio, presso l’Officina della Socialità nei Giardini Angela Merici, esploriamo le sfide affrontate, i punti di forza e l’impatto sulla comunità locale.
Facciamo un bilancio di questo bellissimo percorso? Ci sono state difficoltà nella gestione del progetto? Quali invece i punti di forza?
Sicuramente la sfida più grande è stata aggregare dei ragazzi che in qualche modo facessero tutto il percorso della durata di un anno. Non è stato facile intercettare giovani, in particolare giovani artisti a Benevento, che stanno in qualche modo sviluppando e cercando di maturare la loro arte. Tuttavia le persone che hanno deciso di partecipare hanno costruito un gruppo molto forte.
I momenti che hanno invece illuminato il percorso sono sicuramente quei momenti in cui i partecipanti sono entrati in contatto tra di loro, sono entrati in contatto con i formatori e con gli artisti che sono stati invitati agli eventi di comunità. Dando forma e sostanza a quello che prospettavamo all’interno del progetto.
Il percorso ci ha permesso di stringere nuovi rapporti, di curare la comunicazione con l’esterno, anche con le attività commerciali con cui avremmo dovuto in qualche modo fare rete. Abbiamo attivato una bellissima collaborazione con due circoli ARCI delle aree interne, come San Bartolomeo in Galdo e Airola, intrecciando i progetti già attivi delle varie realtà.
Il 26 luglio, come output del progetto, sarà previsto un evento di comunità presso l’OFFICINA DELLA SOCIALITÀ nel complesso dei Giardini Angela Merici. Cosa prevede questo appuntamento conclusivo?
La maggior parte dei laboratori è stata realizzata all’interno del circolo ARCI ABASOIRÈ, attivo all’interno del quartiere Triggio di Benevento. Questo ha permesso di instaurare molte reti con le realtà che vivono il quartiere e in particolare con la parrocchia, nella persona di Don Marco Capaldo. Da qui l’idea di realizzare l’evento conclusivo presso l’Officina della socialità, uno spazio dell’Oratorio Giardini Angela Merici, dedicato agli adolescenti e ai giovani, che hanno voglia di stare insieme, giocando e facendo musica, un posto veramente bellissimo.
Tutti i partecipanti avranno la possibilità di performare, quindi di esprimersi attraverso dei pezzi inediti musicali, poetici, drammaturgici e/o narrativi in virtù del fatto che il gruppo è molto eterogeneo. Infatti ogni partecipante si è approcciato alla musica e alla consapevolezza della musica come strumento di analisi interiore applicandola alla propria arte di riferimento. Un gruppo formato non solo da musicisti o cantautori ma anche da autori e registi permettendoci di di vivere la musica e l’arte performativa da diversi punti di vista.
Durante l’evento ci saranno le performance di tutti i partecipanti, sia nelle loro formazioni individuali che di gruppo. Oltre i partecipanti saranno presenti Valerio Bruner, Emanuele Pontoni, Eugenio Delli Veneri, Selene, Sandro Verlingieri e il duo La Zattera.
Un momento per incentivare la conoscenza con artisti diversi, ci sarà da mangiare e da bere e soprattutto parleremo del percorso fatto e futuro. L’ingresso è libero. I giardini “Angela Merici” si trovano in via Giovanni Battista Bosco Lucarelli, 8 – Benevento.
È ancora presto per fare una valutazione finale, ma secondo te, quali risultati si possono raccogliere da questa progettualità? Ci sono stati effetti sulla comunità locale?
Il progetto è stato importante soprattutto per noi, gruppo informale di ragazzi. Era il nostro primo progetto e quindi ci siamo effettivamente confrontati con la realtà delle cose, con il nostro lavoro di squadra e con le nostre competenze individuali. È stata una prima esperienza associativa sicuramente molto produttiva, sia a livello individuale che collettivo. Massima cura e attenzione ai partecipanti, ai vari workshop attivati e agli eventi di comunità.
Il percorso ci ha portato a crescere molto e a rafforzare quella rete territoriale che come neofiti dell’associazionismo non avevamo. È stato importante proprio nella costruzione di una rete a livello locale, sia con gli artisti sia con altre associazioni, infatti sono stati coinvolti altri circoli ARCI.
Un effetto sicuramento positivo è stato il legame umano che si è creato tra i partecipanti, un legame umano forte e questa cosa ci ha effettivamente resi da un lato orgogliosi e dall’altro ci ha fatto sentire parte della comunità.
Credo e spero che questo possa essere anche il sentimento dei partecipanti. Per il futuro vorremo continuare a seguire la linea tracciata, creando ulteriori momenti dove poter esprimere i nostri desideri, le nostre denunce sociali e comunicare il forte desiderio di fare comunità.