Abbiamo avuto la fortuna di conoscere Zoe Diakoumogiannopoulou grazie al programma Erasmus per giovani imprenditori europei. Abbiamo condiviso con lei i nostri saperi, i nostri valori, la pressione della quarantena, ma soprattutto i nostri sogni.
Abbiamo deciso di farle alcune domande per testimoniare l’opportunità che si è venuta a creare e per parlare del valore intagibile del programma Erasmus per giovani imprenditori. Ecco l’intervista.
L’anno scorso hai aderito al programma Erasmus per giovani imprenditori europei scegliendo la nostra organizzazione, la nostra città, in un contesto quasi surreale a causa della pandemia. Raccontaci pro e contro di questa esperienza.
È vero. Nel mese inaugurale di un anno caratterizzato da un’imprevedibile pandemia globale, ho preso il mio zaino e mi sono trasferita nel Sud Italia, con le spese coperte per tre mesi dal programma Erasmus For Young Entrepreneurs. Ero molto entusiasta dell’opportunità di contribuire al lavoro di Immaginaria: mi sentivo perfettamente in grado di sostenere il loro percorso di arte per il sociale nella comunità locale e all’estero, poiché ho una buona esperienza su questi temi e avevo diversi strumenti da proporre.
Ricordo cuori e braccia aperte, perciò credo che da parte di Immaginaria ci fossero aspettative simili nei miei confronti; ma poi è arrivato il Covid, e ci hanno detto di abbassare le pretese e di smetterla di abbracciarci per tutto il tempo! È stato allora che la creatività ha preso il sopravvento e abbiamo iniziato a lavorare, sia insieme che da soli, per pianificare in maniera efficace delle iniziative di impegno sociale. Sotto questo profilo, è stato un ottimo momento per essere maggiormente coinvolti con la comunità locale – e lentamente hanno cominciato a venire alla luce progetti ed idee interessanti, che potevano effettivamente realizzarsi sia al tempo del Covid che in seguito. (Come ad esempio l’approvato progetto Alma di Motta.)
Valutando la tua esperienza, la consiglieresti ad altri giovani imprenditori? Perché?
Tendo ad osservare le cose in maniera integrata, quindi per me questo progetto Erasmus non è stata solo un’esperienza lavorativa né soltanto un periodo di vita fuori dalla mia comfort zone, lontana dalla grande città. Piuttosto la considero un’opportunità che mi sono creata, candidandomi a questo programma. È stato bello che Immaginaria, questa realtà creativa con una ricca esperienza di lavoro locale e internazionale, abbia deciso di aprire le sue porte e accogliermi. Mi ha reso felice il fatto che la gente del posto fosse interessata a conoscermi e condividere con me i propri pensieri ed interessi, le proprie vite. Tutti questi fattori messi nel loro insieme hanno plasmato la mia esperienza.
Penso che l’Erasmus, in ciascuno dei suoi numerosi contesti, rappresenti un ambiente sicuro per dar vita a cambiamenti sociali in Europa in maniera condivisa; ma penso anche che, per accadere, qualsiasi cambiamento necessiti di tempo, fiducia in se stessi e capacità di accettare. Detto questo, consiglio certamente l’esperienza – non solo ai giovani imprenditori che vogliono esplorare il lavoro della Cooperativa Immaginaria ma a tutti i creativi che vogliono visitare Motta e Benevento con una mente libera e un cuore appassionato, perché ho scoperto uno spazio protetto ed aperto ad esperimenti artistici di taglio sociale e mi piacerebbe davvero condividerlo con loro.
A Benevento e soprattutto a Motta hai conosciuto una realtà rurale che cerca di creare processi generativi condivisi e partecipativi. Guardando alla nostra realtà, hai consigli o considerazioni che vorresti condividere?
A causa del Covid-19 e della chiusura dei confini chiusi, i tre mesi inizialmente preventivati sono diventati sei in un lampo. Ci sono state anche lacrime, più che altro di frustrazione, al momento della partenza, perché avevo tanti progetti per questa grande iniziativa di impegno sociale, ispirata da tutte le cose che volevamo realizzare con Immaginaria. Comunque, al di là della mia esperienza sia personale che professionale, Benevento ha degli aspetti interessanti che, con un taglio culturale più contemporaneo, potrebbero attirare giovani dall’estero: ad esempio, per me la strega è un simbolo di femminismo e natura, molto più di un semplice liquore!
Se Benevento è chiaramente il motore socio-economico del territorio, Motta ha la Scuola Civica Alma d’Arte, pronta ad ospitare iniziative innovative in cambio soltanto di un piccolo contributo per garantirne la sostenibilità. Motta ha anche molte case vuote, che potrebbero agevolmente essere utilizzate per ospitare progetti sia internazionali che locali, una natura incantevole ed è raggiungibile in bicicletta dalla città. Ci sono molti creativi che vivono in zona o che, anche da lontano, mantengono salde le proprie radici nella comunità, persone che pensano e agiscono in maniera alternativa. Non credo però di poter dare un giudizio più generale: preferisco dedicarmi alle mie cose, parlare senza paura, ascoltare gli altri, accettare le differenze e andare avanti – chi vuole seguirà, perché avere un animo limpido è importante in qualsiasi cambiamento sociale. Dall’idea che mi sono fatta, tutti questi cambiamenti potrebbero portare entusiasmo, contribuendo a far rimanere i giovani e persino dando qualche piccola opportunità finanziaria extra alla gente del posto: ma affinché tutto questo avvenga, la comunità e le organizzazioni locali dovrebbero prima di tutto poter chiedersi, serenamente: perché? O magari… Perché no?
Cosa hai portato via con te, a casa?
Per prima cosa, una doverosa premessa su ciò che ho portato con me da casa mia, arrivando a Benevento: aspettative e percezioni sulla vita, le persone e i luoghi che non sapevo di avere. Benevento si è rivelata il posto giusto per ripartire. Fin dall’inizio ho capito che il clima non era esattamente “mediterraneo”: a causa dell’umidità ho dormito come un gatto, ogni volta e ovunque ne avessi la possibilità! Per non parlare della lingua… A volte, soprattutto all’ora dell’aperitivo, mi chiedevo se quello che stavo cominciando a parlare fosse davvero italiano! E ancora: quante volte alla settimana avrò mangiato carboidrati? E perché non rispettate la voce originale di Sean Connery? Da ateniese, ho inconsapevolmente cominciato a un certo punto a sentire la mancanza delle opportunità della grande città: i bar alla moda, i centri culturali a due passi, il contatto con i trend artistici del momento… Davvero, mi sono ritrovata a sognare persino una festa condominiale! E come ciliegina sulla torta, ho dovuto sperimentare anche il lockdown!
Però ho avuto la fortuna di vivere in una casa con bella energia, belle persone e begli animali – sì, tre cose che spesso vanno insieme! Presumibilmente grazie alla legge dell’attrazione, è lo stesso tipo di ambiente che ho vissuto anche in ufficio. Ben presto ho scoperto la Libreria, l’Orto, lo Spazio Labus… Ho un bel ricordo dell’associazione cinematografica Kinetta, che prende il nome da un film del nostro famoso regista Yorgos Lanthimos.
Ho conosciuto persone fantastiche, interessanti e divertenti. Certe volte ero io a scatenare l’ilarità generale, specialmente quando facevo confusione con le parole o reagivo in maniera strana all’umorismo locale. Man mano ho iniziato a dire “vabbuó”, “mó”, “boh” e utilizzare altre espressioni, a bere Falanghina al posto dell’acqua del rubinetto (cosa che continuerei a fare, almeno fin quando non venisse aggiustata la rete idrica!) e prendere il caffè direttamente nella scodella da zuppa.
Mi sono innamorata delle Janare, della Dormiente del Sannio, del monte Taburno e del fiume Sabato, dei picnic improvvisati nel verde e dei tuffi nelle acque gelide… E del caciocavallo! Mamma mia!
Grazie al mio “dialetto italiano” stavo anche cominciando ad esprimermi più liberamente negli incontri e nelle assemblee comunitarie di Immaginaria, e gli altri a capirmi meglio… Almeno così mi pare! A volte, se mi concentro attentamente, mi sembra di poter ancora sentire un dolce suono di allegre risate e melodie, intorno a una delle nostre tavolate così italiane! Tutto questo e tanto altro ancora ho portato via con me, quando mi sono lasciata andare e ho fatto spazio alla possibilità di vivere nuove esperienze. Ah, quasi dimenticavo: ho anche la ricetta per un tiramisù semplicemente sensazionale!
Intervista a cura di Valentina Leone Traduzione a cura di Antonio Chiaese