Miriam La Salvia, ci parla dell’ultimo scambio giovanile avvenuto in Polonia dal 30 aprile al 10 maggio a Bytom, Polonia per il progetto InspiredBY TOMorrow. Miriam La Salvia ha iniziato la collaborazione con Immaginaria partecipando al progetto Boots your self up, che aveva come scopo lo scambio di buone pratiche, conoscenze e competenze tra gli animatori giovanili coinvolti.
Con InspiredBY TOMorrow, scambio giovanile in collaborazione con Inqubator Teatralny, Ateities Lyderių Akademija e Oriental Studies Circle, Miriam si è ritrovata team leader del gruppo Immaginaria. Ecco la sua preziosissima testimonianza.
D. Quali sono state le tematiche principali dello scambio giovanile? Come è andata? È la tua prima esperienza come team leader?
R. Abbiamo affrontato pratiche utili per la vita lavorativa e per le vita in generale. Gli organizzatori hanno insistito molto sull’aspetto educativo, nel senso che prima o poi tutti ci troveremo nella posizione di dover educare qualcuno.
In linea generale è andata bene, con le persone che ho incontrato penso saremo amici per un bel po’.
L’esperienza da team leader è stata faticosa, seppure la barriera linguistica ci ha limitati, all’inizio come gruppo, poi abbiamo “aggiustato il tiro”, instaurando empatia e sintonia con tutti i partecipanti, mettendo in campo la nostra energia e esperienza di attivismo locale.
Il gruppo italiano era formato da belle personalità, ognuno di noi era diverso e simile allo stesso tempo, portava nel lavoro di gruppo qualcosa di diverso è veramente peculiare e speciale. Personalmente ho imparato tantissimo da tutti.
Avevo già avuto esperienza nel programma Erasmus Plus, come partecipante però. Come team leader ti rendi conto di quanto lavoro c’è dietro nella gestione del gruppo, ma grazie alle qualità di tutt* sono tornata in Italia con un bagaglio enorme con il cuore molto più aperto e pieno per questo veramente grata sia agli organizzatori, sia ai compagni di viaggio. Una volte Zoe Diakoumogiannopoulou mi disse “families never say goodbye” ed è proprio vero. Le persone che conosci iniziano a far parte della tua famiglia e desidero che continuino ad esserlo.
D. Parlaci di Bytom
R. Bytom è una città molto stimolante. Già il nome dell’organizzazione ospitante “Inqubator Teatralny” perché è un incubatore di tante cose. È una città viva che offre tanto ha del potenziale molto stimolante. La città ha uno stile post-industriale. Collegata benissimo. Personalmente mi rimanda all’immaginario industriale delle scene di Trainspotting. Un terreno fertilissimo, una città spettacolare capace di far emergere nuove idee di attivismo e partecipazione.
D. Perché queste esperienze sono importanti?
R. Dal mio punto di vista, queste esperienze sono importantissime. Parlo per me, io vengo da un background di violenza, un periodo in cui non avevo voglia di vivere. Poi, un giorno, un’amica mi ha inviato un annuncio per partecipare ad un progetto Erasmus, la svolta. Il percorso vero è iniziato con l’associazione Hoppipolla, segnalato dal centro antiviolenza che mi seguiva, e da allora posso dire che sono una persona totalmente diversa, ho iniziato a camminare sulle mie gambe cercando di vivere ogni momento della mia vita in maniera consapevole. Mi sono messa alla prova, senza giudizio, e l’assenza di giudizio è determinante, perché il giudizio ti taglia le gambe.
Queste esperienze ti danno il focus per rientrare in te stess*, senti dove sono i tuoi piedi, le tue gambe e dire: “Ok, ricomincio da qui” consapevolmente insomma, non subendo passivamente dagli eventi.
Fondamentale è l’ambiente, il contesto per sperimentare tutto questo e per conoscere e riconoscere le tue risposte emotive e le tue risposte comportamentale. Io ho avuto il contesto giusto per poter far emergere la mia persona, la mia emotività e la mia resilienza.. e di questo sono immensamente grata.
Intervista a cura di Valentina Leone